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Itinerario n. 5 •

La "Via Lattea" in Val d'Orcia
(
B.Vignoni - Poggio Bacoca - Pieve di Corsignano
Terrapille - Acqua Puzzola - B.Vignoni)
Percorrenza: 4 ore Lunghezza: 18 km
Livello max. m. 306 Livello min. m. 240


Quello che sta per essere descritto è un itinerario che entra nella Val d'Orcia vera e propria, ovvero nell'alta Val d'Orcia, quella battuta per secoli dai pellegrini e dai viaggiatori diretti a Roma sulla direttrice della Francigena.
Tutto ciò che si incontra in questo territorio è direttamente collegabile, se possiede un minimo di rilievo storico, con la presenza della grande romea.
Ancora oggi centinaia di viaggiatori, a piedi, in bicicletta e, molti di più in macchina, ripercorrono la famosa strada in cerca di tutto ciò che ricordi il suo grande passato. Ma se si eccettuano i centri abitati più famosi e molto belli che si dispongono lungo di essa, molte altre particolarità interessanti e significative sfuggono alla inevitabile premura di chi deve fare tanta strada, poiché l'antico tracciato è stato in vari punti cambiato, tagliando fuori di volta in volta, ex spedali, resti di ponti, vecchie locande, chiese e tabernacoli, che oggi sono finiti fuori dal moderno tracciato, talvolta del tutto o in parte cancellati dal tempo, dalle ristrutturazioni, dai vari riusi.
Solo a piedi, con pazienza, tante cose belle si possono riscoprire. Si parte da Bagno Vignoni guadagnando la riva sinistra dell'Orcia (di chi volta le spalle alla sorgente) e risalendo per alcune centinaia di metri il suo corso.
Si guada il torrente in corrispondenza della strada campestre che, dal lato opposto, giunge fino alla riva. Questa porta rapidamente ad attraversare la provinciale in corrispondenza del podere Commenda, da dove un vecchio tracciato della romea prosegue verso nord-est.

Non lontano dal punto in cui si è attraversato l'Orcia (andando verso sud) si trovano i resti di un ponte che testimoniano l'antica ubicazione della strada, servita nell'epoca dell'antico spedale di Spedaletto, edificio fortificato, molto noto ai pellegrini che si recavano a Roma e di grande effetto architettonico, che sorge a due chilometri di distanza in direzione sud. Lo stesso toponimo del podere Commenda, che sorge al lato delle strada, suggerisce la probabile esistenza in questo luogo, in epoca lontana, di un punto di ricovero o di sosta o la presenza di un luogo di protezione dei viaggiatori.
In ogni caso sappiamo che questa parte del vecchio tracciato fa parte della XIII tappa indicata dall'arcivescovo di Canterbury Sigeric, nel suo diario di viaggio, nel X secolo. La strada sale infatti la collina, lascia sulla sinistra la mole voluminosa del podere Casellona e prosegue in modo tormentato verso il tracciato attuale con il quale si incontra in prossimità di un'edicola più volte rimaneggiata, che sorgeva un tempo a lato del vecchio tracciato.
Attualmente le cattive condizioni del fondo stradale di questo tratto rivelano l'esistenza di una massicciata, sotto il fondo polveroso, di notevole consistenza, tipica, un tempo, delle strade di grande importanza, dove scorreva un traffico continuo di carri e di persone. Qui il paesaggio è molto interessante perché caratterizzato fortemente da strade poderali convergenti fiancheggiate da cipressi, da grandi querci, da un piccolo fosso nascosto nel verde.
Giunti alla strada asfaltata dobbiamo proseguire sulla destra nella successiva strada bianca che, dopo circa cinquanta metri, entra di nuovo nei campi e si dirige verso le colline che si vedono in lontananza. La strada corre prima pianeggiante, poi si impenna all'improvviso, lascia sulla sinistra due grandi querci ed in alto un podere di travertino e cotto chiamato Casabianca. Superata la collina si continua a camminare lasciando sulla sinistra il podere Poggio Bacoca, costruito in modo molto semplice con mattoni rossi.

Dopo un po' di saliscendi sulle colline argillose la strada attraversa un boschetto, quindi prende a salire verso la mole rossastra di Costilati, un antico podere che si innalza sul ciglio del costone che fronteggia la valle. Un po' prima pero, a sinistra, si incontra una poderale che porta alla chiesetta di Vitaleta (da vita laeta) collocata pittoricamente su una collinetta che molti, dalla strada che va a S. Quirico, si fermano volentieri a fotografare.
Il bianco travertino della facciata spicca sulla creta o sul verde o sul giallo delle colture e da lontano, specie al tramonto, assume toni sfumati di grande poesia. Giunti a Costilati (i toponimi hanno spesso in questa zona una chiara etimologia latina) vale la pena soffermarsi un poco a guardare l'angolo di valle che si apre improvvisamente di fronte.
Una valle chiusa in alto da boschi con le piccole strade serrate dalle crete che salgono a Pienza, i fossi anemici che rigano i colti segnati dalla macchia vicina odorosi di mentastri e di timo, i quercioni ombosi che punteggiano i campi. In primavera qui nascono distese di frumento o di biade che, sotto la spinta ondulata del vento, sembrano infrangersi in una fuga verde-azzurra contro i filari o i cordoni di macchia che nereggiano in fondo.
Le case coloniche segnano antiche strade e nella loro dignità povera e antica trattengono ancora il paesaggio legato alla sua storica armonia. Si deve imboccare la strada che scende a valle sotto il podere, quasi a precipizio, e poi risale verso il podere S. Tito detto ora Poderi Novi e all'altro vicino chiamato Le Moggiaglie. Sono due costruzioni diverse ma collocate splendidamente sulle crete e vale la pena di soffermarsi un po' intorno prima di proseguire la strada che porta ancora più in su, verso la Pieve di Corsignano.
Questa dista da qui meno di un chilometro e si raggiunge in pochi minuti. La strada ad un certo punto diviene più larga, una carrabile di campagna che lascia sulla destra una bella casa di podere restaurata, Il Colombaio, con la caratteristica torre ed i cipressi a pennello vicini, poi una fonte sulla sinistra seminascosta dai rovi, quindi, al termine di una breve salita, la pieve.
La pieve di Corsignano è al centro di un antico sistema viario medioevale che andava e veniva dalla Francigena, collegando alla chiesa decine di poderi e di case sparse che componevano una piccola comunità rurale, detta Rutiliano, da cui prendeva un tempo anche il nome la stessa pieve. La sua origine è collocata dagli studiosi variamente fra il VII e il X secolo. Le parti più antiche sono il campanile di stile ravennate e la cripta, oltre alla parte della navata destra su cui poggiava molto probabilmente, la chiesa altomedioevale che, come usava, si innalzava ad una certa distanza dal campanile.
La storia della pieve, legata alla storica contesa delle diciannove pievi fra i vescovi di Siena e Arezzo, protrattasi per quasi sei secoli, ha un notevole fascino dovuto ai suoi decori romanici ed alla sua struttura architettonica attuale, che risale probabilmente al XII-XIII secolo. Vale la pena di visitare l'interno e la cripta, così come dare un'occhiata intorno, visto che il luogo è particolarmente bello.
Varie antiche strade che portavano dalla Pieve sulla via Francigena, una variante della quale ha transitato, per un certo periodo, non molto lontano da qui (seguendo la direttrice Ginestreto – Costilati – Casa a Tuoma – Cosona – Pieve a Salti) testimoniano ancora l'importanza avuta nel passato da questo angolo di Val d'Orcia insieme alle numerose case coloniche antiche e fortificate che si trovano in questa zona: da Favolello, alla Valle, all' Arpicella, a Costilati, a Gretaiole.
Dalla Pieve di Corsignano si ritorna a Bagno Vignoni seguendo un altro antico tragitto, che si snoda toccando poderi antichissimi, il quale ha collegato questa zona con lo spedale di Spedaletto, in prossimità del quale il 'ponte romano' (come è ancora chiamato l'emergere di ruderi di sei campate in mezzo al fiume), permetteva alla via Francigena di attraversare l'Orcia. Questo itinerario è stato segnalato già all'inizio di questo capitolo.
Dalla pieve, oltrepassato il podere, si scende a valle seguendo il sentiero che va a Terrapille. In fondo alla discesa si trova la strada che, girando a sinistra, risale la collina fino al podere abbandonato che si trova alla sommità. Da lassù si vede un bellissimo paesaggio e si può seguire con lo sguardo la parte che resta da fare per tornare a Bagno Vignoni.
Da Terrapille si scende seguendo la poderale che è ormai quasi un sentiero, ma ben visibile tutto l'anno. In fondo si incontra la carrabile detta Acqua Puzzola – Commenda. Sul fondo battuto si cammina (girando a destra) e lasciando sulla sinistra in alto, nel bosco, il podere Selvoli, e di fronte dal lato opposto il podere Casanova, nella sua struttura antica e tradizionale.
Poi, ancora dopo un chilometro, sulla destra c'è il podere Spagliarda, al termine di una salitella. Da qui si arriva dopo un chilometro alla strada provinciale di Spedaletto. Per arrivare a Bagno Vignoni, a seconda della stagione, si può o seguire il greto dell'Orcia, oppure seguire, a destra, la strada asfaltata.
Nel primo caso il tragitto sarà più faticoso ma più bello, nel secondo più spedito e sicuro, ma anche più monotono.

 
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